Il meccanismo comincia a muoversi, ma la strada da fare è ancora tantissima. Valorizzare la competitività delle aziende agroalimentari del Made in Italy è un obiettivo che tutta la nazione dovrebbe prefissarsi e, anche se ci sarebbero i mezzi e le possibilità di migliorare moltissimo la produzione delle nostre eccellenze, siamo ancora indietro rispetto a tanti altri paesi europei, nei progetti di sostenibilità delle nostre produzioni. L’Unione Europea, infatti, propone una lunga serie di programmi di sostegno economico e scientifico per le attività del settore alimentare, di cui però le aziende italiane approfittano solo in parte. Il meccanismo, come dicevamo, è già avviato e confrontando i dati dell’agricoltura rispetto a quelli del settore manifatturiero possiamo già notare come le imprese del settore alimentare che collaborano con l’Ue corrispondano al 12,7%, un dato ancora molto basso, ma che rappresenta il doppio delle aziende omologhe del settore manifatturiero, che arrivano al 6,5%. Dati che devono tener conto della crisi economica e della disinformazione dilagante che colpisce il nostro paese, ma salta all’occhio come questi numeri possano essere facilmente migliorati. Un vero paradosso se consideriamo che l’Italia è il paese che produce la miglior agricoltura al mondo. Le aziende non riescono ancora a innovare i processi produttivi e la ricerca pubblica ha ancora molte difficoltà per quel che riguarda le collaborazioni con le imprese agricole. Sarebbe fondamentale per l’economia dell’Italia intera sensibilizzare le varie imprese alla collaborazione con gli istituti di ricerca, istituire un vero e proprio network che comprenda sia i laboratori di ricerca sia le imprese agricole, al fine di migliorare i processi produttivi, attraverso un calcolo di domanda e offerta, nonché sensibilizzando le stesse imprese al riciclo e al riutilizzo. Una rete, un lavoro sinergico tra le istituzioni e le aziende per una crescita produttiva di cui beneficerebbero tutti: aziende, consumatori e stato italiano. Inoltre sarebbe necessario poter usufruire di un credito di imposta per le imprese che vogliono investire in progetti di rinnovamento tecnologico: in Italia parlare di sovvenzioni statali sembra sempre pura fantascienza, eppure nel resto d’Europa questo sistema sembra dare ottimi frutti e l’Italia, che potenzialmente potrebbe rivelarsi un leader del settore agricolo, resta ingiustificatamente indietro.